giovedì 24 settembre 2015

L’Area marina protetta Isola di Montecristo nell’Arcipelago Toscano: peculiarità geombientali, impatti antropici, criticità e potenzialità.

L’isola di Montecristo (dal nome medievale Monte Christi) è situata ad ovest dell’Isola del Giglio e del Monte Argentario; fa parte del Comune di Portoferraio (LI). Coperta dalla macchia mediterranea, gode di un clima mite, caratterizzato da inverni non molto freddi ed estati calde ma non afose. Le precipitazioni sono scarse, con valori medi annui inferiori ai 500 mm. Il territorio, che si estende su una superficie di 10,39 km², è interamente montuoso; il punto più alto dell’isola è il Monte della Fortezza, chiamato così per la presenza della Fortezza di Montecristo, la cui sommità raggiunge i 645 metri. L’isola ha un solo approdo che si trova a Cala Maestra. Il substrato geologico è costituito da rocce granitiche con grandi cristalli di feldspato. La conformazione del territorio non ha reso possibile il popolamento stabile dell’isola, favorendo così la conservazione della flora e della fauna locale. Attualmente sull’isola vivono solo due agenti del Corpo Forestale dello Stato, che si alternano ogni due settimane.

L’isola era già frequentata in età romana e tardoromana, come testimoniano le scorie di lavorazione del ferro rinvenute nella Cala Maestra. Secondo la leggenda, nel V sec. d.C. San Mamiliano, vescovo di Palermo, vi avrebbe trovato rifugio con i suoi seguaci fuggendo dai Vandali che avevano conquistato la Sardegna, e vi costruì l’omonimo Monastero, edificandolo sui resti di un tempio romano dedicato a Giove. Il Monastero subì due grandi devastazioni per opera dei saraceni nel 727 e nel 1323; nel 1553 fu espugnato da Dragut, ammiraglio e corsaro ottomano: da allora l'isola di rimase disabitata, fino al 1814, quando Napoleone Bonaparte vi inviò un presidio militare. Dal 1839 al 1849 ci furono alcuni tentativi di colonizzazione di Montecristo, tutti falliti. Tra il 1874 e il 1884 l’isola divenne colonia penale agricola con 45 detenuti e 5 guardie carcerarie. Nel 1889 il Demanio di Livorno concesse in affitto l'isola al marchese fiorentino Carlo Ginori Lisci, che la trasformò in riserva di caccia personale, cedendola in seguito a Vittorio Emanuele III. Nel corso della seconda guerra mondiale fu una postazione militare dell’Asse. I diritti di gestione di Montecristo furono acquistati da una società romana chiamata Oglasa nel 1953, creando in seguito il Montecristo Sporting Club (1970) per la caccia d'inverno e il turismo d'estate. Finalmente, nel 1971, fu dichiarata Riserva Naturale dello Stato, inclusa nella Rete europea delle Riserve Biogenetiche del Consiglio d'Europa nel 1977 ed infine nel 1981 venne istituita, una zona di tutela biologica per le coste.

L’isola è stata dichiarata dal Consiglio d’Europa Riserva naturale biogenetica ed inserita nella Rete Natura 2000, ed è Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale dell’Unione Europea. Fa parte, assieme a Capraia, Gorgona, Pianosa, Giglio, Elba e Giannutri, del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, istituito nel 1996, esteso per 16.856,00 ettari a terra e 56.766,00 a mare, il più grande d'Europa.

La zona di tutela marina, in origine di soli 500 metri, oggi si estende in una fascia di mare larga 1 Km e protegge e favorisce la riproduzione e l'accrescimento delle specie marine. Il fondale marino è formato da pareti verticali che sprofondano rapidamente, è ricoperto di fauna e flora multicolori, popolato da molte specie di posidonia, anemoni marini, gorgonie, coralli, il pesce luna, Cernie, Saraghi, Corvine, Orate, Ricciole, Tunnidi e Dentice. Raramente viene avvistata la Foca Monaca, una specie minacciata dall’estinzione (ne rimangono meno di 500 esemplari). L’isola è anche un punto di sosta per gli uccelli migratori ed ospita colonie di uccelli marini, soprattutto la berta minore.

Si possono incontrare al largo dell’isola perfino dei cetacei; infatti il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano viene anche chiamato il "Santuario Internazionale dei Cetacei" per la presenza di specie come il delfino comune, il tursiope, la balenottera comune, il capodoglio, lo zifio, il grampo, il globicefalo e la striata.
Essendo una Riserva Integrale dello Stato, sono vietate attività non autorizzate dal Corpo Forestale. Pertanto non si può pernottare nè pescare, sono proibite la balneazione, le immersioni subacquee e la navigazione dentro la zona di tutela marina. Per eventuali visite all’isola serve il permesso al Corpo Forestale di Follonica, poichè l’isola può sopportare la visita di 1000 turisti l’anno a causa del suo delicato ecosistema terrestre e marino. A Cala Maestra non è possibile calare l'ancora ma si deve attraccare al gavitello o al molo e il traghetto deve arrivare perpendicolarmente alla costa. Si può transitare entro 3 miglia marine.

Dal punto di vista faunistico, sull’isola vivono specie animali e vegetali che in passato erano molto diffuse nel Mediterraneo. È presente il Discoglosso Sardo, un anfibio presente solo in Sardegna, Corsica, Capraia, Argentario e nelle Isole di Hyères. Di particolare rilievo sono le formazioni di gigantesche eriche arboree che coprono i fondovalle e alcuni lecci millenari che rimangono in vita alle quote più alte.

Da segnalare, inoltre, la presenza della vipera di Montecristo (Vipera aspis) e della capra di Montecristo (Capra aegagrus), una specie a rischio di estinzione; poichè ne rimangono solo 250 esemplari allo stato libero, il Bioparco di Roma ha messo a disposizione dalla fine del 2012 un recinto di 1000 m2 che ospita cinque esemplari di capre (tre femmine e due maschi), per un’eventuale futuro ripopolamento dell'isola. Le specie autoctone sono il Limonium montis-christi (una Bietola selvatica), la Chiocciola di Montecristo (Oxychilus oglasicola) presente anche sull'Isolotto della Scola (Pianosa), lo Scorpione di Montecristo (Euscorpius oglasae) e la Lucertola di Montecristo (Podarcis muralis subsp. calabresiae).

In questi ultimi anni l’isola ha subito l’invasione di due specie alloctone, il Ratto nero e l’Alianto, una pianta decidua originaria della Cina nordoccidentale e centrale introdotta all'inizio del XX secolo. In assenza di predatori il Ratto nero, arrivato sull’isola tramite navi e i traghetti, ha potuto proliferare e minaccia la sopravvivenza delle specie autoctone di uccelli marini, in quanto si ciba delle loro uova e dei pulcini. Per far fronte a questo problema, sono state distribuite nel territorio 26 tonnellate di esche avvelenate, ma questo intervento ha scatenato le proteste della LAV, perchè la presenza di esche è un rischio per la fauna dell’isola. La derattizzazione sembra aver avuto esiti positivi, e grazie a questo intervento le Berte minori hanno potuto ripopolare l’isola. Nel 2009 l'Unione Europea ha finanziato il progetto Montecristo 2010 che mira alla lotta delle specie invasive, all’eradicazione del ratto nero e dell'ailanto e la tutela della capra selvatica e il recupero del suo habitat.

In tempi recenti alcune compagnie petrolifere, italiane e straniere, avevano pianificato trivellazioni per l’estrazione di petrolio e gas, per la produzione energetica nazionale, con il beneplacido dell’ex ministro Corrado Passera, per un totale di 15 miliardi di euro di investimenti. L’area interessata, di 643 km² (tre volte grande l’isola d'Elba) era tra Pianosa e Montecristo.

Tale decisione ha suscitato la reazione di quattro comuni dell’Elba e di varie associazioni ambientaliste, tra le quali Legambiente, anche perchè la società petrolifera inglese Puma Petroleum aveva già fatto un analogo tentativo nel 1999. Un eventuale incidente come quello della Deepwater Horizon o come quello del Golfo del Messico, potrebbe danneggiare l’intero ecosistema, in particolare quello diell’Isola di Montecristo, l’unica tra le isole toscane ad essere rimasta incontaminata, ed anche il settore turistico dell’Arcipelago Toscano. L’ex ministro dell’Ambiente del Governo Berlusconi IV, Stefania Prestigiacomo, aveva vietato le trivellazioni solo entro 5 miglia dalle coste e 12 dalle aree marine protette, un divieto ritenuto insufficiente da Legambiente stessa. Nel 2003 era stata proposta una zonizzazione del mare dell'Arcipelago, con una zona A per una protezione integrale, una zona B e C con regolamentazioni severe per la pesca professionale, sportiva, la sosta delle imbarcazioni ed altre attività in mare.

In futuro è prevista l’istituzione dell'Area Marina Protetta dell’Arcipelago Toscano, che comprenderà anche l’isola di Montecristo, identificata nella legge L. 979/82. Con l’istituzione di tale area marina protetta non saranno possibili eventuali trivellazioni petrolifere e si potrà salvaguardare l’ecosistema marino e terrestre, oltre che incentivare di più il turismo, possibilmente ecosostenibile, delle isole toscane. L’isola di Montecristo è un chiaro esempio di come poter tutelare il paesaggio terrestre e marino italiano, in quanto la presenza ridotta dell’uomo ha potuto garantire la sopravvivenza dell’ecosistema dell’isola stessa.


Riferimenti Bibliografici
Marco Lambertini, Arcipelago Toscano e il Parco Nazionale, Pisa 2002.
Riferimenti Sitografici http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW398581&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId:jp_pagecode http://www.minambiente.it/pagina/aree-marine-di-prossima-istituzione http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/08/14/gas-petrolio-in-toscana-riparte-la-caccia.html http://www.montecristo2010.it/