sabato 9 aprile 2016

Sulle tracce del Tram dei Castelli Romani

Dei binari riaffiorano dall’asfalto per poi inabissarsi nella terra, come se fossero le vestigia di una civiltà perduta da secoli, presso Vicolo dell’Acquedotto felice, incrocio tra Via Frascati e Via Tuscolana, zona sud-est di Roma nell’omonimo quartiere.  Si tratta dei binari dell’ormai defunta Tranvia dei Castelli Romani, una delle linee più importanti del Lazio, gestita dalla STEFER per oltre 70 anni. La linea collegava la Stazione Termini a Velletri, Frascati, Albano Laziale e Rocca di Papa, in un tracciato che si diramava in due tronconi proprio nei pressi dell’acquedotto romano, percorrendo ben oltre 70 Km, svolgendo un ruolo fondamentale nel trasporto urbano romano nel settore Appio-Tuscolano e nei centri abitati che allora non erano ancora “città satelliti” della capitale, in quanto la rete stradale faticava ancora ad affermarsi nei Colli Albani. A causa del crescente uso dell’automobile e delle linee bus, su cui l’Atac cominciò a puntare dagli anni ’50, la linea è stata chiusa gradualmente, tratta dopo tratta, fino alla completa dismissione, avvenuta nel 1980, a causa della nuova linea metropolitana di Roma, la Linea A. Una scelta priva di senso, la sovrapposizione con la linea A fu solo una scusa per chiuderla definitivamente, poichè le linee percorrevano delle  direttrici parallele e rischiavano di cannibalizzarsi a vicenda, un errore che si sta ripetendo con la Roma-Giardinetti, ora Termini-Centocelle e che rischia di chiudere definitivamente una linea che quest’anno compie 100 anni, oltre ad essere l’ultimo tranvetto del passato presente a Roma. Ma torniamo a noi.


Il tracciato della tranvia nel 1916, alla sua massima espansione.


L’inaugurazione della linea avvenne nel 1903, col servizio limitato a Via delle Cave, il capolinea era situato a piazza San Giovanni, per poi essere spostato nel 1905 a  via Giovanni Amendola (allora si chiamava via Principe Umberto), di fianco al Museo Nazionale Romano, a pochi metri dalla Stazione Termini. Nel 1906 vennero inaugurate, in nove mesi a partire da Febbraio, le tratte extraurbane, la Roma-Grottaferrata-Frascati,  la Grottaferrata-Genzano di Roma e la diramazione per Valle Oscura con una funicolare usata per poter collegare Rocca di Papa. La linea riscosse un grande successo e alla STEFER decisero di ampliare la  tranvia ad Albano, percorrendo la Via Appia, e prolungando la linea da Genzano a Velletri, cosa che avvenne rispettivamente nel 1912 e nel 1913. Con l'apertura per la diramazione di Lanuvio, avvenuta nel 1916, la rete dei Castelli raggiunse la sua massima estensione. 

Tram a due piano, di tipo “imperiale”.

Gli anni ’30 segnarono l’inizio del declinio della rete tranviaria romana e l’espansione urbana della capitale, ma grazie all’elettrificazione la linea tranviaria sopravvisse, forte del fatto che lungo la Via Appia  e Via Tuscolana Roma iniziò ad espandersi e il tratto urbano della linea cominciò ad assumere una maggiore importanza, tanto che venne raddoppiato il binario tra San Giovanni e Capannelle e venne sostituito il vecchio materiale rotabileper uno più moderno e con una maggiore capienza. A causa della seconda guerra mondiale tra il 1943 e il 1944 il traffico fu sospeso su quasi tutta la rete e la diramazione per Lanuvio venne danneggiata, motivo per cui non venne più ripristinata.
 Negli anni ‘50 il servizio urbano venne potenziato con il raddoppio del binario tra Colli Albani e Cinecittà nel 1953, ma è anche l’inizio del declino del traffico extraurbano, a causa della difficoltà a far convivere la circolazione veicolare nelle strette strade dei paesi dei Castelli. E progetti di modifiche alla rete furono scartati e iniziò l’epoca delle soppressioni. Nel 1954 venne chiuso la tratta Genzano-Velletri, la Grottaferrata-Frascati e la Marino-Albano e nove anni dopo, nel 1963, tocca alla tratta Cinecittà-Grottaferrata-Valle Vergine e Grottaferrata-Marino, seguite dalla funicolare di Rocca di Papa. Nel 1965 venne sopressa la tratta extraurbana tra Roma e Genzano, in contemporeanea al declinio delle tratte urbane: la linea subisce una deviazione dovuta alla costruzione della metropolitana Linea A, il cui percorso ricalca quello della tranvia. 

Capolinea del tram a Cinecittà.
Anche i binari presenti a Piazza Re di Roma e San Giovanni In vengono abbandonati, spostando così il percorso del tram a Via di Santa Croce in Gerusalemme e Via Monza. Cinque anni dopo, nel 1970, la linea venne spostata da via Tuscolana a Viale dei Consoli, a causa dei cantieri a cielo aperto della metropolitana, nonostante ciò la linea giocava ancora un ruolo fondamentale per il collegamento verso Termini, in quanto i lavori della metropolitana si stavano prolungando sempre di più, tanto che la STEFER, si vide costretta ad ampliare il parco rotabile anche con vetture usate. Con la confluenza della STEFER nell'ACOTRAL (Azienda COnsortile TRAsporti Laziali), avvenuta nel 1976, la linea continua ad effettuare il servizio fino al 15 febbraio 1980, data che segna la chiusura della tratta superstite Termini-Cinecittà e l’inaugurazione della nuova linea metropolitana.

L’ultima corsa della tranvia

I binari sono stati in gran parte smantellati, ma ci sono ancora dei tratti superstiti tra Manzoni e San Giovanni utilizzati ancor oggi dalla linea tram 3 e, cosa curiosa, un binario spunta dal nulla a pochi metri dall’Acquedotto Felice, in prossimità dell’incrocio Via Frascati-Via Tuscolana, a testimonianza della presenza della più importante rete tranviaria extraurbana del Lazio, di cui oggi solo le persone più anziane ricordano. Nella stazione della Linea A di Anagnina ci sta esposta la motrice extraurbana STEFER n. 82.


Il binario superstite, presso l’Acquedotto Felice, altezza dell’incrocio tra Via Frascati e Via Tuscolana.

La motrice STEFER n.82 presso la stazione di Anagnia.

La chiusura della linea tranviaria è stata giustificata dal fatto che la linea metropolitana ricalcava il tracciato dello storico tram e quindi le due linee rischiavano di cannibalizzarsi a vicenda. Per allora la scelta di sopprimere la linea dei Castelli Romani poteva avere una logica, in quanto una linea metropolitana è più veloce ed efficente di un tram e trasporta più passeggeri. E Roma era ancora vivibile, libera dal traffico che quotidianamente coinvolge centinaia, se non migliaia, di cittadini che preferiscono usare la macchina, nonostante la presenza della linea metropolitana. Vista con l’ottica attuale, quindi, chiudere la linea tranviaria non ha avuto risultati positivi. Quindi perchè non ripristinare la linea? Magari per qualcuno non avrà senso, giustificando, ancora una volta, che due linee non possono coesistere. È vero, sono due linee molto diverse tra loro, ma è bene ricordare che a Roma ci sono tratti che tram e linea metropolitana condividono senza problemi, tra Colosseo e Piramide (Linea B – Tram 3), quindi la “cannibalizzazione” a vicenda non ha motivo di esistere. E negli ultimi anni la popolazione di Roma è aumentata, entro il 2025 avrà raggiunto i 3 milioni di residenti, e anche le automobili aumenteranno, crisi permettendo, e con esse aumenterà lo smog e il traffico sarà ancora più insostenibile di quanto lo sia oggi. 






Parte del vecchio tracciato da recuperare.

Si potrebbe,quindi, recuperare l’antico tracciato e riportare il tram lungo Via Tuscolana, attestandolo a Cinecittà e, perchè no, ripristinare anche il tracciato dell’Appia antica in direzione di Ciampino, per consentire un collegamento abbastanza rapido con il secondo aeroporto della capitale, poichè il prolungamento della Linea A da Anagnina a Ciampino resta ancora un’ipotesi ventilata dall’ex sindaco Ignazio Marino. In questo modo sarà possibile favorire il trasporto pubblico a discapito di quello privato e annullando così il paradosso dell’automobile, che rischia di ripetersi in una metropoli europea sempre più grande e mal collegata, fanalino di coda nel trasporto pubblico in Europa.