venerdì 15 gennaio 2016

Gli Atlanti Geografici

Ciò che ha sempre spinto l’uomo a cercare nuove terre ed esplorarle è la curiosità, un sentimento, un desiderio che ci guida verso la scoperta di nuovi orizzonti e ci permette l’acquisizione di conoscenze e ci rende consapevoli del mondo che ci circonda, e le ragioni che hanno spinto i vari esploratori ad avventurarsi verso l’ignoto sono state tante: economiche, politiche, militari e scientifiche. Allo stesso tempo, però, si sentiva anche il bisogno di annotare e tramandare le proprie scoperte ai posteri che sarebbero venuti negli anni a seguire, trasmettere le proprie conoscenze geografiche e culturali acquisite ai propri discendenti. Dai primi esempi di disegni geografici delle popolazioni mesopotamiche e dell’Antico Egitto, passando per la civiltà greca, gli Itineraria Picta dei romani, le carte arabe ed i primi mappamondi, la cartografia si è evoluta, arricchita.

Già Claudio Tolomeo, nel II secolo a.C. pubblicò il suo trattato Geografia, in cui erano raccolte 27 carte, una delle quali, nota col nome di oikoumene, raffigura tutto il mondo allora conosciuto. L’opera è suddivisa in otto volumi, sei dei quali contengono le caratteristiche geografiche del mondo allora conosciuto. Tolomeo per poter rappresentare la superficie terrestre su una superficie piana userà due tipi di proiezioni: una conica, la più semplice, e una più complessa che rappresenta i meridiani non con spezzate, ma con archi di circonferenza. I dati geografici delle mappe contengono vari errori, il Mediterraneo appare più grande di quanto lo sia in realtà, le latitudini hanno un errore superiore all'errore di misura che ci si aspetterebbe in relazione ai metodi allora disponibili (allora per misurare la latitudine si usava lo Gnomone, un’asticella fissa sul terreno con la quale stabilivano l’altezza del sole e, di fatto, la latitudine grazie all’ombra proiettata), le dimensioni della Terra erano stimate in 180° di longitudine tra l’isola del Ferro (Canarie) e Singan-Fu (allora conosciuta col nome di Sera Metropolis). Nonostante ciò l’’opera di Tolomeo avrà molta fortuna durante il medio evo e verrà ristampata nel XIV secolo, aggiornata in seguito alle nuove scoperte geografiche del secolo precedente.
Nel 1569 Mercatore pubblicò un grande planisfero misurante 202x124 cm, stampato in diciotto diversi fogli. Come in ogni proiezione cilindrica, paralleli e meridiani sono rappresentati da linee rette perpendicolari tra loro. Realizzando questo, l'inevitabile distorsione est-ovest della mappa, che aumenta con la distanza dall'equatore, è accompagnata da un'identica distorsione nord-sud, tale che in ogni punto di posizione, la scala delle distanze est-ovest è la stessa della scala nord-sud, rendendo la priezione conforme. era già allora concepita per la navigazione marina. Benché il metodo di costruzione della mappa è non esplicitato dall'autore, Mercatore probabilmente ha usato un metodo grafico, riportando alcune linee lossodromiche precedentemente tracciate su una sfera in un reticolo quadrato, e aggiustando lo spazio tra i paralleli in modo tale che tali linee diventino dritte, segnando con i meridiani lo stesso angolo riportato sul globo.
Nel 1570 Abraham Ortelius pubblicò il Theatrum orbis, il primo atlante sistematico di geografia moderna, seguito da Gerardo Mercatore che riprese la raccolta di Tolomeo nel 1578. Il termine atlante comparve proprio nella prima raccolta di Mercatore Atlas sive cosmographicae meditationes de fabrica mundi del 1595, utilizzando il nome del personaggio della mitologia greca, Atlante, che reggeva il mondo sulle spalle. Dopo circa trent'anni, la figura di Atlante comparve sulla copertina delle raccolte di carte geografiche.

I primi atlanti in Italia furono pubblicati nella seconda metà del Seicento, i più importanti sono l’Atlante Veneto, raccolto in 14 volumi, pubblicato tra il 1691 e il 1696 da Vincenzo Maria Coronelli e di Jonah Blaeu (Atlas Major, Amsterdam, 1662).
Ma per il primo atlante universale si dovrà aspettare il primo ventennio del XIX secolo. Sotto il duca Ernst II di Sassonia-Gotha-Altenburg, Adolf Stieler, già assunto alle dipendenze della corte nel 1796, ebbe la possibilità di approfondire i suoi interessi alla geografia e alla cartografia poiché la Gotha era diventata la "Weimar delle scienze naturali". Tra il 1817 e il 1823 Stieler pubblicò lo Stielers Handatlas ("Atlante Stieler"), formato da 50 tavole, che riscosse un notevole successo perché, come propose due anni prima all’editore Justus Perthes, si tratta un atlante che per allora è pratico per il formato, ha una precisione maggiore, è chiarezza ed è completo, ha un’adeguata scelta e regolarità della proiezione e della scala, qualità della carta e della stampa, cura della colorazione e prezzo contenuto.
Dopo Stieler verranno quelli di Andree (1881) e di Debes (1895) pubblicati in lingua tedesca; il Times Atlas of the World del 1895 e l’Oxford Atlas in inglese; l’Atlas Universel de Géographie di Vivien de Saint-Martin e Schrader, pubblicato nel 1911 in francese, il russo Atlas Mira 1954 e Gran Atlas Aguilar di Spagna (1969-1970).
In Italia comparvero l'Atlante Internazionale del Touring Club Italiano (prima edizione: 1927; ottava [ultima] edizione: 1968, ristampa aggiornata 1977) e, soprattutto, già nel 1922, il primo atlante mondiale di elaborazione e realizzazione totalmente italiana, il Grande Atlante Geografico dell'Istituto Geografico De Agostini di Novara, più volte ristampato e rinnovato (1925, 1927, 1938, 1959 e oltre), di cui furono autori il geografo e sismologo Mario Baratta ed il geografo e cartografo Luigi Visintin, direttore scientifico del De Agostini dal 1920 al 1958. Il Visintin ebbe il merito di creare un atlante di studio, invece che di consultazione. Sui suoi atlanti studiarono perciò generazioni intere non solo in Italia. Si ricordano a questo proposito anche l'''Atlante Metodico'' e l'''Atlante Moderno''.
Con Luigi Visintin, dopo la morte di Baratta nel 1935, collaborò lo storico antichista Plinio Fraccaro, futuro rettore dell'Università di Pavia, allo scopo di aggiungere una sezione storica al Grande Atlante, utilizzando l'esperienza maturata con il precedente Atlante Storico (Baratta, Fraccaro, Visintin). Luigi Visintin affrancò l'Italia in tutti i settori geografici dalla sudditanza straniera, perché poubblicò atlanti, carte e testi geografici, scolastici e di consultazione di alto livello, non solo per l'Italia ma anche per l'estero (si ricordano in particolare gli atlanti per l'America Latina) e persino per la Germania (cfr. ilGoldmanns Grosser Weltatlas e l'atlante in tedesco edito a Zurigo). Sempre del Visintin importanti gli atlanti economici, le sezioni economiche degli atlanti maggiori ed il Calendario Atlante De Agostini.