Dei binari riaffiorano dall’asfalto per poi inabissarsi
nella terra, come se fossero le vestigia di una civiltà perduta da secoli,
presso Vicolo dell’Acquedotto felice, incrocio tra Via Frascati e Via
Tuscolana, zona sud-est di Roma nell’omonimo quartiere. Si tratta dei binari dell’ormai defunta
Tranvia dei Castelli Romani, una delle linee più importanti del Lazio, gestita
dalla STEFER per oltre 70 anni. La linea collegava la Stazione Termini a
Velletri, Frascati, Albano Laziale e Rocca di Papa, in un tracciato che si
diramava in due tronconi proprio nei pressi dell’acquedotto romano, percorrendo
ben oltre 70 Km, svolgendo un ruolo fondamentale
nel trasporto urbano romano nel settore Appio-Tuscolano e nei centri abitati
che allora non erano ancora “città satelliti” della capitale, in quanto la rete
stradale faticava ancora ad affermarsi nei Colli Albani. A causa del crescente
uso dell’automobile e delle linee bus, su cui l’Atac cominciò a puntare dagli
anni ’50, la linea è stata chiusa gradualmente, tratta dopo tratta, fino alla
completa dismissione, avvenuta nel 1980, a causa della nuova linea
metropolitana di Roma, la Linea A. Una scelta priva di senso, la
sovrapposizione con la linea A fu solo una scusa per chiuderla definitivamente,
poichè le linee percorrevano delle
direttrici parallele e rischiavano di cannibalizzarsi a vicenda, un
errore che si sta ripetendo con la Roma-Giardinetti, ora Termini-Centocelle e
che rischia di chiudere definitivamente una linea che quest’anno compie 100
anni, oltre ad essere l’ultimo tranvetto del passato presente a Roma. Ma
torniamo a noi.
Il tracciato della tranvia nel 1916, alla sua massima
espansione.
L’inaugurazione della linea avvenne nel 1903, col servizio
limitato a Via delle Cave, il capolinea era situato a piazza San Giovanni, per
poi essere spostato nel 1905 a
via Giovanni Amendola (allora si chiamava via Principe Umberto), di
fianco al Museo Nazionale Romano,
a pochi metri dalla Stazione
Termini. Nel 1906 vennero
inaugurate, in nove mesi a partire da Febbraio, le tratte extraurbane, la
Roma-Grottaferrata-Frascati, la
Grottaferrata-Genzano di Roma e
la diramazione per Valle Oscura con una funicolare usata per poter collegare Rocca di Papa. La
linea riscosse un grande successo
e alla STEFER decisero di ampliare la tranvia ad Albano, percorrendo la Via Appia, e prolungando la linea da Genzano a
Velletri, cosa che avvenne rispettivamente nel 1912 e nel 1913. Con l'apertura per
la diramazione di Lanuvio, avvenuta nel 1916, la rete dei Castelli raggiunse la
sua massima estensione.
Tram a
due piano, di tipo “imperiale”.
Gli
anni ’30 segnarono l’inizio del declinio della rete tranviaria romana e
l’espansione urbana della capitale, ma grazie all’elettrificazione la linea
tranviaria sopravvisse, forte del fatto che lungo la Via Appia e Via Tuscolana Roma iniziò ad espandersi e il tratto urbano della
linea cominciò ad assumere una maggiore importanza, tanto che venne raddoppiato
il binario tra San Giovanni e Capannelle e venne sostituito il vecchio
materiale rotabileper uno più moderno e con una maggiore capienza. A causa
della seconda guerra mondiale tra il 1943 e il 1944
il traffico fu sospeso su quasi tutta la rete e la diramazione per Lanuvio
venne danneggiata, motivo per cui non venne più ripristinata.
Capolinea del tram a Cinecittà.
Anche i binari presenti a Piazza Re di Roma e San
Giovanni In vengono abbandonati, spostando così il percorso del tram a Via di
Santa Croce in Gerusalemme e Via Monza. Cinque anni dopo, nel 1970, la
linea venne spostata da via Tuscolana a Viale dei Consoli, a causa dei cantieri
a cielo aperto della metropolitana, nonostante ciò la linea giocava ancora un
ruolo fondamentale per il collegamento verso Termini, in quanto i lavori della
metropolitana si stavano prolungando sempre di più, tanto che la STEFER, si
vide costretta ad ampliare il parco rotabile anche con vetture usate. Con la
confluenza della
STEFER nell'ACOTRAL (Azienda
COnsortile TRAsporti Laziali), avvenuta nel 1976, la linea continua ad
effettuare il servizio fino al 15 febbraio 1980,
data che segna la chiusura della tratta superstite Termini-Cinecittà e
l’inaugurazione della nuova linea metropolitana.
L’ultima corsa della
tranvia
I binari sono stati in gran parte
smantellati, ma ci sono ancora dei tratti superstiti tra Manzoni e San Giovanni
utilizzati ancor oggi dalla linea tram 3 e, cosa curiosa, un binario spunta dal
nulla a pochi metri dall’Acquedotto Felice, in prossimità dell’incrocio Via
Frascati-Via Tuscolana, a
testimonianza della presenza della più importante rete tranviaria extraurbana del Lazio,
di cui oggi solo le persone più anziane ricordano. Nella
stazione della Linea A di Anagnina ci sta esposta la motrice extraurbana
STEFER n. 82.
Il binario superstite,
presso l’Acquedotto Felice, altezza dell’incrocio tra Via Frascati e Via
Tuscolana.
La motrice STEFER n.82 presso la
stazione di Anagnia.
La chiusura della linea tranviaria è
stata giustificata dal fatto che la linea metropolitana ricalcava il tracciato
dello storico tram e quindi le due linee rischiavano di cannibalizzarsi a
vicenda. Per allora la scelta di sopprimere la linea dei Castelli Romani poteva
avere una logica, in quanto una linea metropolitana è più veloce ed efficente
di un tram e trasporta più passeggeri. E Roma era ancora vivibile, libera dal
traffico che quotidianamente coinvolge centinaia, se non migliaia, di cittadini
che preferiscono usare la macchina, nonostante la presenza della linea
metropolitana. Vista con l’ottica attuale, quindi, chiudere la linea tranviaria
non ha avuto risultati positivi. Quindi perchè non ripristinare la linea?
Magari per qualcuno non avrà senso, giustificando, ancora una volta, che due
linee non possono coesistere. È vero, sono due linee molto diverse tra loro, ma
è bene ricordare che a Roma ci sono tratti che tram e linea metropolitana condividono
senza problemi, tra Colosseo e Piramide (Linea B – Tram 3), quindi la
“cannibalizzazione” a vicenda non ha motivo di esistere. E negli ultimi anni la
popolazione di Roma è aumentata, entro il 2025 avrà raggiunto i 3 milioni di
residenti, e anche le automobili aumenteranno, crisi permettendo, e con esse
aumenterà lo smog e il traffico sarà ancora più insostenibile di quanto lo sia
oggi.
Parte del vecchio tracciato da
recuperare.
Si potrebbe,quindi, recuperare
l’antico tracciato e riportare il tram lungo Via Tuscolana, attestandolo a Cinecittà
e, perchè no, ripristinare anche il tracciato dell’Appia antica in direzione di
Ciampino, per consentire un collegamento abbastanza rapido con il secondo
aeroporto della capitale, poichè il prolungamento della Linea A da Anagnina a
Ciampino resta ancora un’ipotesi ventilata dall’ex sindaco Ignazio Marino. In
questo modo sarà possibile favorire il trasporto pubblico a discapito di quello
privato e annullando così il paradosso dell’automobile, che rischia di
ripetersi in una metropoli europea sempre più grande e mal collegata, fanalino
di coda nel trasporto pubblico in Europa.
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