giovedì 17 novembre 2016

Il Corso: lingua o dialetto?

Nel corso dei secoli si sono succeduti in Corsica tanti popoli: Greci, Etruschi, Cartaginesi, Romani, Pisani, Genovesi e da oltre duecento anni i Francesi. Dominata per sette secoli da Roma, 240 anni dalla Repubblica di Pisa e da Genova dal 1295 fino al dominio Napoleonico, dal 19° secolo l’isola è territorio francese, anche se il Nazionalismo Corso non ha mai smesso di lottare per l’indipendenza dell’isola e nonostante si sia un pò affievolito, potrebbe rinvigorirsi grazie ai recenti tentativi dei popoli Scozzesi e Catalani di staccarsi rispettivamente da Regno Unito e dalla Spagna. Pur essendo territorio francese, geograficamente parlando è un’isola italiana. E se formalmente la lingua ufficiale è il Francese, per loro lo è quella Corsa (corsu), anch’essa italiana, appartenente al gruppo Toscano. Ma si può considerare una lingua alla pari del Sardo e del Friulano? Oppure è semplicemente un dialetto? Formalmente si tratta di un dialetto, non rientrando tra le prime 100 lingue al mondo a causa del basso numero di locutori, ma per i Corsi è la loro lingua ufficiale, è parte della loro identità, della loro storia e della loro cultura. Andiamo a scoprirla insieme.
La diffusione geografica della lingua Corsa

Non sappiamo molto a proposito del sostrato linguistico prelatino degli antichi abitanti della Corsica pre-romana, ma conosciamo alcune radici rimaste nei toponimi e nel lessico (KAL/KAR: Calanca, Calacuccia; KOR: Corsica, Corte; KUK: Calacuccia, TAL/TAR: Taravo, Tallano; TEP: teppa; TAV: Tavignano, Tavera). Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente cominciò la formazione dei primi volgari in Corsica con caratteristiche linguistiche di tipo conservativo, di cui è rimasto un retaggio nelle parlate della zona meridionale dell'isola. Dall’XI secolo la situazione cambiò fortemente, soprattutto nella parte nord dell'isola dal contatto diretto con i dialetti toscani di tipo pisano e anche a seguito dai tentativi di ripopolamento effettuati dai dominatori Pisani. Dal XIII al XVIII secolo i Pisani vennero sostituiti dai Genovesi, i quali insediano interi borghi di lingua Ligure come Bonifacio e Calvi, ma mantennero l'utilizzo del toscano illustre come lingua scritta e di cultura, nonostante avessero introdotto un notevole influsso genovese nei dialetti locali; ciò spiega il motivo per cui l'unica lingua utilizzata nelle comunicazioni scritte è stata l'italiano e ancor prima di esso il latino. Nel XIV e XV secolo comunque diversi atti e testi redatti apparentemente in volgare toscano da personalità e scrittori còrsi rivelano in realtà la situazione linguistica dell'isola nel periodo: si vedano i Cartolari della diocesi del Nebbio della metà del XIV secolo in dialetto Toscano corsicizzato. Sono degne di nota le opere scritte in volgare còrso: Deposizione del rettore della chiesa di San Nicolò di Spano di Iohanni Provintiale del 1400, uno dei più antichi testi Corsi, la Lettera ai protettori delle compere del Banco di San Giorgio del vescovo di Ajaccio Jacopo Mancoso del 1480, la Lettera di prete Polino da Mela ai protettori del Banco di San Giorgio del 1489 e Lettera dall'esilio di Giovanpaolo Leca, conte di Cinarca, ai figli del 1506. Dopo l'annessione francese del 1789 è il francese a venire adottato come lingua ufficiale soppiantando l'italiano verso la fine del secolo. Il Còrso è sempre stato trasmesso oralmente e la codificazione scritta avvenne solo in epoca recente e risente inizialmente del forte influsso italiano e francese. Il primo testo pubblicato in còrso sono le strofe di U sirinatu di Scappinu nel testo Dionomachia (1817) di Salvatore Viale (1787-1861). A partire dalla seconda metà del XIX secolo si susseguirono le opere del vescovo di Ajaccio Paul-Matthieu del La Foata (Poesie giocose, in lingua vernacola della Pieve d'Ornano), le Cummediôle di Petru Lucciana(1832-1909) tra cui In campagna, cummediôla in 2 atti, Francesco Domenico Falcucci con il Vocabolario dei dialetti della Corsica (pubblicato postumo solo nel 1915 e che introduce i gruppi ghj e chj a indicare le sonorità caratteristiche delle parlate còrse) e Santu Casanova (1850-1936) con la rivista A Tramuntana (1896-1914). Sorse il problema della normalizzazione dell'ortografia della lingua scritta che occupò i linguisti còrsi per tutto il XX secolo. All'inizio del secolo le pubblicazioni periodiche A muvra (1920-39) e L'annu corsu (1923-36) poi rinominata L'Année Corse(1937-39) e dopo la metà del Novecento U Muntese (1955-72). Tra gli scrittori che hanno contribuito alla normalizzazione del còrso scritto abbiamo Pascal Marchetti (1925-), l’autore di Intricciate e cambiarine, del manuale di lingua corsa Le corse sans peine/U corsu senza straziu e del dizionario còrso-francese-italiano L'usu corsu. Il 17 maggio del 2013 l'Assemblea della Corsica ha votato per la co-ufficialità del Còrso e del Francese , ma contro tale voto si è espresso il ministro degli interni Manuel Valls, affermando che "il Francese è la sola lingua ufficiale" e pertanto non esiste nessuna co-ufficialità tra Còrso e Francese nell'isola, rendendo la norma anticostituzionale dal Consiglio costituzionale; il presidente francese Francois Hollande, durante la visita per il 70º anniversario della liberazione dell'isola dai nazisti, vede la modifica della costituzione per la co-ufficialità un processo lungo, anche se non ha nascosto aperture future per cambiare la costituzione e rendere possibile il bilinguismo nelle varie regioni francesi. Di fatto viene riconosciuta come lingua solo in Italia con la Legge n.482/1999 e in Sardegna con la L.R. n.26/1997 .
Indicazioni in Còrso

In Francia viene classificata come una lingua autonoma nel gruppo delle lingue Neolatine, nel sottogruppo delle lingue italo-romanze ed è riconosciuta come lingua regionale della Repubblica Francese. Essendo strettamente imparentata con i dialetti italiani del gruppo centrale Toscano, tanto che ha conservato diverse caratteristiche dei dialetti medioevali toscani ancora parlati in Garfagnana e altra Versilia, presenta anche dei legami con la lingua Ligure, anche se in misura minore. il Còrso viene parlato da circa 90/100.000 locutori su 275.000 abitanti dell'isola, molti di questi ultimi sono di madrelingua Francese, ai quali si aggiungono le popolazioni emigrate nelle altre regioni della Francia per un totale di 133.000 individui, nonché in altre nazioni, quali ad esempio i Galluresi il cui numero di locutori stimati ammonta a circa 80.000 unità, sui circa 120.000 abitanti della Gallura. Secondo un censimento dell'aprile del 2013 la lingua Còrsa in Corsica ha un numero di locutori tra 86.800 e 130.200 su 309.693 abitanti, la fascia di popolazione che ha un livello buono di conoscenza della lingua oscilla tra un minimo del 25% nella fascia d'età tra i 25 e i 34 e il massimo del 65% nella fascia d'età oltre i 65 anni; quasi un quarto della popolazione tra i 25 e i 34 non capisce il corso mentre solo una ristrettissima minoranza di anziani non capisce il còrso, il 32% della popolazione della zona settentrionale lo parla abbastanza bene, come anche il 22% della popolazione della Corsica del Sud, mentre il 10% della popolazione della Corsica parla solo francese. Il 62% parla sia francese che còrso, invece solo l'8% dei còrsi sa scrivere correttamente in lingua corsa mentre circa il 60% della popolazione non sa scrivere in còrso, il 90% della popolazione còrsa è favorevole a un bilinguismo còrso-francese, il 3% vorrebbe che il còrso fosse l'unica lingua ufficiale in Còrsica e il 7% solo il francese.

Le varianti linguistiche del Còrso

Il Còrso presenta una certa omogeneità ma si suddivide in due varianti, seguendo la catena centrale dei monti e in funzione della conformazione geografica dell'isola, con una dividente che passa lungo la linea che unisce Ajaccio e Calcatoggio, a nord di Bocognano, Col de Vizzanova, a sud di Ghisoni sul Col de Verde e a sud di Ghisonaccia. il Còrso del Nord o Cismontano (cismontincu o supranu o supranacciu) costituisce la variante più diffusa e standardizzata dell’isola, viene parlato nella zona nordoccidentale nei distretti di Bastia (Bastia) e Corte (Corti) e potrebbe rientrare tra i dialetti toscani, essendo la parlata più vicina all'italiano standard rispetto a qualunque dialetto italiano. Ai margini della dividente vi è una zona transizione con alcune caratteristiche assimilabili a ciascuno dei gruppi, nonché per altre particolarità locali. Sono di transizione tra i dialetti Cismontani quelli della zona tra Piana a Calcatoggio e della Cinarca con Vizzavona (che presentano ad esempio esito verbale in chjamarìa come al sud), Fiumorbo tra Ghisonaccia e Ghisoni (fiumorbacciu, che presenta la cacuminale) e tra quelli pomontinchi l'aiaccino, in aggiunta ai dialetti della Gravona (che nella parte meridionale sono spiccatamente pomontinco), il bastelicaccio (che sarebbe pomontinco ma presenta alcune particolarità con il suo tipico rotacismo: Basterga) e il dialetto di Solenzara. Il Còrso del Sud, detto Oltramontano (pumontincu o suttanu o suttanacciu), è la variante più arcaica e conservativa, parlata nei distretti di Sartena (Sarté) e Porto-Vecchio (Porti-Vechju), analogo al Sardo, conserva la distinzione delle vocali brevi latine ĭ e ŭ (es. pilu, bucca) oltre ad avere suoni cacuminali in -ll→-dd- [es. aceddu (uccello), beddu (bello),quiddu (quello), ziteddu (ragazzo)]. La lingua parlata ad Ajaccio (Aiacciu) presenta caratteristiche di transizione, mentre sono pomontinchi i dialetti del Taravese (Taravesu), del Sartenese (Sartinesu), dell'Alta Rocca (Rucchisgianu) e della regione meridionale tra Porto Vecchio (Portivechjacciu) e l'entroterra di Bonifacio. Al di fuori della Corsica, nel nord della Sardegna, si parlano anche dei dialetti risultato di una transizione corso-sardo: il Maddalenino (parlato esclusivamente nell'isola della Maddalena) presenta affinità con i dialetti di Bonifacio e Porto Vecchio in aggiunta a una influenza genovese; il Gallurese (parlato nella zona di Tempio Pausania in Gallura) che è affine al Corso Oltramontano; il Sassarese ( parlato a Sassari, Porto Torres e Castelsardo) è accomunato nella struttura e grammatica al gallurese e al Corso Oltramontano anche se deriva dal Toscano del XII secolo e presenta diversi caratteri distintivi e autonomi; infine il Castellanese ( Parlato a Castelsardo, e come variante a Tergu e Sedini) rappresenta un esempio notevole di koinè che fonde insieme, elementi italoromanzi (Corsi, Toscani) con elementi galloromanzi (Liguri-Genovesi) e Sardi in seguito all'arrivo di genti Corse, Liguri, Toscane e Sarde che hanno costituito il gruppo etnico più variegato della città fondata dai Doria. Anche il dialetto della vicina isola di Capraia, ufficialmente estinto, presentava diversi punti di contatto col Còrso a causa della vicinanza geografica, storica e culturale fra le due isole; è anche la parlata nella zona occidentale dell’Isola d’Elba con caratteri simili , soprattutto nel circondario di Chiessi e Pomonte.

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