domenica 5 febbraio 2017

La Geografia nei videogames

A primo impatto questo articolo sembrerà provocatorio e privo di senso a molti di voi. Vi chiederete che cosa c’entri la Geografia con i videogames, due argomenti assolutamente differenti tra loro e incompatibili.

Così sembra. Eppure qualcuno ha già affrontato questo tema “delicato”.

Durante il 57° convegno nazionale AIIG tenutosi a Sanremo nel 2014 il sig. Benedetto Zanaboni ha presentato un suo contributo lavorativo, intitolato “Geo-videogames: videogioco, studio della Geografia e Scuola Primaria.”, sostenendo che ci sono molti punti di contatto tra studio della geografia e videogame dal punto di vista delle abilità richieste e quello dei contenuti,  nei dei videogiochi sono richieste capacità di organizzazione visuo-spaziale, di orientamento, di calcolo di itinerari e percorsi, oltre a saper interpretare la mappa dell'area di gioco e saper  creare delle mappe mentali e riconoscere punti di riferimento.

Nel suo articolo egli sostiene che “un altro aspetto che lega videogioco e geografia è quello del simbolico: nel gioco, così come nella carta geografica, si trovano elementi che vengono rappresentati attraverso scritte, colori, segni grafici etc. Il giocatore, e allo stesso modo chi è impegnato a leggere una carta, è perfettamente consapevole che gli indicatori sono presenti solo come aiuto nella decodifica e che hanno valore puramente simbolico. Inoltre, spesso nelle confezioni dei giochi vengono allegate delle mappe che rappresentano l'area da esplorare: sono a tutti gli effetti delle vere e proprie carte geografiche con simbologie appropriate, nomi di città, rilievi, fiumi etc. (tanto per fare un esempio: nel gioco di ruolo Skyrim esistono sia una carta fisica che una politica, nella quale sono rappresentati i vari reami)”.

Basandosi su RPG maker, un game editor che permette di realizzare di giochi di ruolo in due dimensioni, è stato creato il gioco della “caccia al tesoro”, grazie al quale i bambini seguono un percorso e si cimentano da Geografi, eseguendo semplici ma fondamentali compiti che richiedono la conoscenza dei punti cardinali o i simboli delle caratteristiche fisiche in una mappa e, cosa importante, l’esplorazione del territorio circostante. 


Particolare del gioco “caccia allo scrigno”



Non nego che questa tesi mi abbia stupito e sulle prime lasciato un po’ perplesso, finora l’unico approccio alla Geografia per i bambini lo avevano fatto il Prof. Gino De Vecchis e la Prof.ssa Daniela Pasquinelli con alcune classi della scuola primaria e secondaria, ricorrendo a esercitazioni in classe finalizzate all’orientamento: i punti cardinali, l’utilizzo della bussola e coordinate geografiche e saper realizzare delle mappe mentali, la consapevolezza di muoversi e orientarsi nello spazio circostante e in seguito estendere la propria mappa al territorio italiano e a spazi più lontani, per poi infine arricchirla e organizzarla in modo significativo circa l’ambiente vicino, della regione amministrativa di appartenenza, dell’Italia, dell’Europa e infine del mondo. 

Non sono mancate anche esercitazioni molto singolari e curiose, basate sulla rappresentazione dell’aula della classe (una sorta di “mappa” geografica) e del proprio quartiere di residenza, in modo da creare un primo approccio alla Cartografia, elemento essenziale per la Geografia.


La Geografia oggi a scuola


Ormai i videogames sono entrati a far parte della nostra vita, soprattutto quella dei bambini e degli adolescenti, nonostante ciò continua a perdurare un atteggiamento negativo nei loro confronti, accusati di portatore messaggi sbagliati e dannosi, cosa purtroppo vera per alcuni di essi (vedi GTA, per esempio), creatori di dipendenza dal gioco.

Secondo Benedetto Zanaboni, un approccio “integrato” può aiutare a capire che i videogiochi possono essere, assieme alle nuove tecnologie, degli strumenti utili per l’educazione ai bambini e ai ragazzi, da affiancare a gli insostituibili ausili “classici”. Negli ultimi anni sono comparsi alcuni giochi e applicazioni a tema geografico, anche se al momento non sono molto richiesti come quelli di calcio o gli sparatutto, i quali godono di una popolarità e considerazione assai solida. Finora l’unico videogame in grado di occupare un posto alto nella classifica dei giochi apprezzati è la serie “Civilization”. 


Schermata del primo Civilization



Il giocatore, dopo aver scelto il tipo di mappa, il numero di giocatori, la difficoltà e una certa civiltà, prova a costruire un impero in competizione con un certo numero di altre civiltà, partendo dalla preistoria fino ad arrivare all'era digitale. Il giocatore avrà all'inizio due unità, un colono e un'unità guerriero, che in seguito diventeranno di più, due di questi (scout e nave) avranno il compito di muoversi ed esplorare il territorio circostante, contribuendo così a disegnare una mappa geografica. Ogni casella è caratterizzata da un elemento rappresentato da un simbolo ( elemento essenziale per una carta geografica), il giocatore espande il suo impero mentre si contende i territori con le nazioni rivali, utilizza la Geografia, sviluppa infrastrutture e incoraggia il progresso scientifico e culturale, tra i quali la Cartografia. 

Nel corso di questi 26 anni la serie Civilization si è arricchita di elementi e opzioni, in particolare l’ultimo capitolo della serie è di forte vocazione geografica: se fino a Civilization V il mondo veniva rappresentato in piano e come globo terrestre man mano che si cambiava la visuale, nel VI tutta la superficie terrestre viene riportata solo su una carta geografica, piccola o grande che sia; inoltre il menù principale ha come sfondo la Nova Totius Terrarum Orbis Tabula di Hendrik Hondius e la parte della terra non ancora esplorata viene rappresentata come un’antica carta geografica.

Non mancano gli elementi italiani, questa volta più numerosi: nel trailer del gioco si vede uno dei protagonisti studiare una carta geografica raffigurante la Corsica, la Sardegna e parte della penisola italiana; in seguito la scena si sposta dopo molti anni e mostra un mercante veneziano che giunge in Cina presso la grande muraglia, il tema principale (la musica) composto da Christopher Tin (già autore di “Baba Yetu” per Civilization IV) si basa sul “Sogno di volare” di Leonardo da Vinci ed è cantata in italiano; tra le civiltà giocabili c’è Roma, presenza fissa dal primo capitolo, con Traiano come nuovo leader (nei precedenti era Cesare), poi ci sta il leader italo-francese Caterina de Medici per la Francia e infine tra i monumenti da costruire ci stanno il Colosseo e l’Arsenale Veneziano.


Schermata dell’ultimo capitolo della serie Civilization. Si noti che la terra virtuale viene raffigurata su una carta geografica.


Ciò che rende Sid Meier's Civilization un bel videogame di stampo geografico non è una singola meccanica o la sua capacità di tenerti incollato allo schermo turno dopo turno, ma il coinvolgimento nell’esplorare il territorio circostante, ciò che ha sempre fatto l’essere umano fin dai primi albori della civilizzazione: spinto dalla curiosità, un sentimento, un desiderio che ci ha spinto a scoprire il territorio, muoversi intorno allo spazio non solo vissuto, sentendo poi il bisogno di raffigurare il mondo e trasmettere così le nostre conoscenze alle generazioni future, arricchendo così la Cartografia e studiando la disciplina più bella di tutte: la Geografia. 


Un videogame che, pur essendo in parte storico, contribuisce ad avvicinare i piccoli alla Geografia




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